
È in quegli anni che si impone il tacco a spillo su di una forma molto sfilata, la scarpa più irrazionale dopo quelle medioevali. Ma è il simbolo dell’eleganza del momento, della Gran Signora degli anni Cinquanta. Dettagli di femminilità prorompente che dopo la severità del periodo di guerra portavano al tramonto del tailleur. Era stato per anni un capo base nel guardaroba della donna. Nato con Coco Chanel attorno al ’20, gli si legava un certo tipo di calzatura sportiva di gusto inglese che divenne anacronistica per chi voleva stare al passo con la moda, ma che continuava ad essere venduta. Seguì un periodo senza scosse, dove convivevano la vecchia tradizione e le nuove aspirazioni.

Nei primi anni Sessanta le forme delle scarpe diventano meno esasperate, i tacchi si ingrossano e le punte si arrotondano.
È attorno alla metà degli anni Sessanta, con l’entrata in scena di Mary Quant;la quale apre a Londra un negozio singolare, di concezione nuovissima, dove luci e musica diventano una vera attrazione e propone abiti e accessori rivoluzionari. In quel periodo anche la calzature si modificano radicalmente, le forme sfilate vengono abbandonate a favore di una base decisamente larga con la punta molto rotonda e ai tacchi a spillo si sostituiscono sagome tozze che misurano dai 5 agli 8 centimetri. Scarpe folli che volevano essere comode.

Dopo la metà degli anni Sessanta il mondo della moda ha un nuovo scossone con la nascita della minigonna che, legata alla rivoluzione femminista diventa un vessillo, nessuna donna vuole rinunciarvi. L’inverno del ’68 porta cappotti lunghi e tacchi più bassi rispetto alle stagioni precedenti anche per permettere di camminare speditamente malgrado l’impedimento di un indumento inadatto alla vita quotidiana dal ritmo veloce. Nascono gli stivali con fibbie e stringhe che arrivano al ginocchio e oltre e compaiono modelli aderenti come calze, elasticizzati, realizzati anche in materiali sintetici.

All’inizio degli anni Settanta si manifesta la tendenza etnica, quella che impone le frange indiane ed
i mocassini, i quadretti ed i fiorellini delle ragazze di campagna con sabot e zoccoloni e che porta in Europa una folla variopinta che veste indifferentemente il caftano africano e la pelliccia della Mongolia, in un’allegra confusione che durerà qualche anno. In tutto questo bailamme si avvertì inevitabilmente la necessità di ordine e si tornò a proporre il tailleur classico con scarpe ingentilite e tacco sottile, anche se non proprio a spillo.

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